27 ottobre, 2024 - Carlotta Scozzari, Affari&Finanza
MILANO – Ferdinando Ametrano, come si spiega l’aumento delle imposte sulle plusvalenze da criptoattività?
Come chiarito dal commissario Consob Federico Cornelli, si ritiene che l’investimento in cripto non abbia utilità sociale. L’Ue invece nel regolamento Mica sostiene che porti crescita economica e opportunità di lavoro. In Italia vogliono dissuadere l’investimento nell’asset class più redditizia dell’ultimo decennio, dimenticando che la Costituzione tutela tutte le forma di risparmio.
Un’asset class spesso legata al sommerso…
Il sommerso c’è perché fino al 2023 non esisteva un chiaro quadro fiscale, che questo governo ha il merito di avere introdotto. Oggi viene turbato un percorso virtuoso: i grandi capitali cripto fuggiranno in Germania o Svizzera, dove le plusvalenze non sono tassate; gli altri useranno gli Etf al 26% di aliquota proposti dai grandi gruppi esteri.
Si penalizzano i giovani?
Sì, perché il 60% degli investitori in cripto ha meno di 40 anni (dati Oam). Abbiamo un governo che dice di non voler alzare le tasse ma lo fa per i 3,6 milioni italiani che investono in cripto, colpendo soprattutto i giovani e le imprese del settore.
La Lega però non ci sta, come dichiarato dal deputato Centemero, che si rifà a Trump e Musk. Ci saranno modifiche?
Lo speriamo tutti. Indipendentemente dallo schieramento politico, il 42% è iniquo e discriminatorio rispetto al 26% delle rendite finanziarie: chiunque sia privo di pregiudizi se ne rende conto.
Il Bitcoin è spesso utilizzato nei traffici illeciti e ciò non aiuta a eliminare i pregiudizi.
Bitcoin è l’equivalente digitale dell’oro. Quello che Internet è per la trasmissione delle informazioni, Bitcoin lo è per la trasmissione del valore: tutti gli strumenti hanno sempre utilizzi legali e illegali.
Intervista di Carlotta Scozzari pubblicata su Affari&Finanza (La Repubblica)
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