Le banche, anche quelle centrali, investono in Bitcoin

16 agosto, 2024 - Staff

La pubblicazione delle trimestrali rivela che Morgan Stanley e Goldman Sachs investono in ETF Bitcoin, mentre le banche centrali norvegese e svizzera comprano MicroStrategy, l’azienda statunitense divenuta ormai una cassaforte di Bitcoin

Milano, 16 agosto 2024 — Le relazioni trimestrali 13-F, che i gestori istituzionali con almeno 100 milioni di dollari in attivi sono tenuti a presentare, rivelano che Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno investito in ETF Bitcoin, con importi rispettivamente di 187 e 418 milioni di dollari al 30 giugno. Ancora più sorprendente è il dato che mostra come le banche centrali della Svizzera e della Norvegia abbiano investito 75 milioni e 180 milioni di dollari in MicroStrategy (MSTR), l’azienda statunitense nota come il più grande detentore di Bitcoin al mondo, una vera e propria cassaforte di Bitcoin quotata al Nasdaq.

Questi sono importi per ora relativamente limitati per ora e c’è ancora una certa riluttanza a investire direttamente in Bitcoin, soprattutto a causa dell’opposizione dei regolatori internazionali, con l’Autorità Bancaria Europea e la Banca Centrale Europea in testa”, spiega Ferdinando Ametrano, CEO di CheckSig. ”Tuttavia, questa evidenza rappresenta una crepa significativa nel muro di resistenza e non sorprende che i primi a smarcarsi siano i giganti finanziari statunitensi e le banche centrali europee al di fuori dell’area Euro“.

Le banche americane avevano richiesto e ottenuto che la regolamentazione degli ETF prevedesse sottoscrizioni e rimborsi in dollari, permettendo loro di investire in Bitcoin senza dover mai detenere direttamente la criptovaluta. Hanno anche tentato di contrastare le misure restrittive proposte dalla SEC, inizialmente respinte dal Congresso, ma ripristinate dall’amministrazione Biden contro la decisione del Congresso.

Negli Stati Uniti, il dibattito in corso è trasparente: Wall Street vuole offrire servizi all’economia cripto e consentire ai risparmiatori di investire in cripto-attività. La SEC sotto la guida di Gensler, insieme all’amministrazione democratica, si oppone a questo, mentre Trump è pienamente favorevole, arrivando persino a sostenere la creazione di una riserva strategica di Bitcoin”, continua Ametrano. ”In Europa, il dibattito non è ancora emerso pubblicamente, ma le principali banche del continente, comprese quelle italiane, sono pronte: esplicitamente fermate dal regolatore, attendono rispettosamente lo sviluppo di un mercato, quello del Bitcoin, che ormai è considerato inarrestabile e inevitabile“.

Il CFA Institute Research Foundation, la fondazione di ricerca degli analisti finanziari certificati, raccomanda dal 2021 un’allocazione fino al 4% del portafoglio in Bitcoin, basandosi strettamente su criteri quantitativi per la diversificazione del rischio e l’ottimizzazione dei rendimenti. ”Questo spiega l’inclusione del Bitcoin nei portafogli d’investimento. Ma la vera sorpresa”, conclude Ametrano, ”è la mossa delle banche centrali norvegese e svizzera. Commentando le considerazioni annuali del Governatore della Banca d’Italia lo scorso maggio, avevo suggerito che avremmo visto Bitcoin nelle riserve delle banche centrali entro dieci anni: quel termine potrebbe essere molto più ravvicinato, specialmente se Trump dovesse essere eletto“.

Scarica il comunicato stampa.

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